THIS COULD BE THE SPELL
GHOST WRITINGS
Dal diario privato di Francesca Pennini.
Diario privato di Francesca Pennini durante i giorni vissuti come fantasma a Centrale Fies.
Da: Francesca Pennini | CollettivO CineticO
Oggetto: Residenza fantasma
Data: 8 agosto 2021 09:17:33 CEST
A: Barbara Boninsegna
Buongiorno mia amata delegazione Fies, spero tutto bene.
Alcuni aggiornamenti sulla mia venuta da “infiltrata”. Sto portando avanti il pensiero della mia sottrazione e vorrei unirmi alla residenza cinetica ma in qualità di fantasma…!
Per questo non ho detto a tutto il gruppo che ci sarò. Lo sanno solo Carmine ed Angelo.
Non so per quanto riuscirò a portare avanti il segreto ma sicuramente nei primissimi giorni cercherò di non farmi rilevare.
Parteciperò solo alle sessioni in cui tutti sono bendati, ad esempio. Potete aiutarmi a mantenere questa copertura con gli altri?
(Non è necessario fare nulla attivamente, vi chiedo solo di non dire che ci sono o che mi avete vista etc… con Angelo e Carmine invece non ci sono problemi a parlarne)
Vi mando un abbraccio forte forte
Francesca
Lunedì 9 Agosto
Farsi spettro / Dro 0
Residenza a Centrale Fies
[07:09, 9/8/2021] Francesca Pennini: Buon viaggio
[09:03, 9/8/2021] Carmine Parise: Sono quasi a Mantova credo, mancheranno 15 km
[09:15, 9/8/2021] Francesca Pennini: che mito
[09:15, 9/8/2021] Francesca Pennini: Io sto scrivendo le consegne per i testi mentre vado pianissimo sulla spin bike
[09:58, 9/8/2021] Carmine Parise: Pedaliamo assieme!
[10:00, 9/8/2021] Carmine Parise: L'ora di ritardo di questa mattina la pagherò con l’afa. Quando sono in centrale cerco un posto per nascondere le chiavi per il tuo arrivo.
[12:24, 9/8/2021] Carmine Parise: Sono arrivato a Peschiera del Garda! Cavolo ho scoperto che non dovevo andare a Mantova! Mi sono sbagliato! Così ho allungato di almeno 20 km!!!
[12:30, 9/8/2021] Francesca Pennini: mannaggia
[16:11, 9/8/2021] Carmine Parise: Arrivato alla Centrale!!!!
[16:13, 9/8/2021] Francesca Pennini: incredibile.
[16:16, 9/8/2021] Francesca Pennini: buttati nel fiume
[20:09, 9/8/2021] Francesca Pennini: Arrivata. Volo. Lascio roba in macchina così sono più veloce mentre passo davanti al vostro appartamento
[20:09, 9/8/2021] Francesca Pennini: Ok sto per entrare
[20:36, 9/8/2021] Carmine Parise: Ti avviso quando iniziamo a mangiare
[15:14, 9/8/2021] Barbara Boninsegna: Le ragazze sanno che sei in incognita
[19:45, 9/8/2021] Barbara Boninsegna: Arrivata ?
[20:15, 9/8/2021] Francesca Pennini: Adesso
[20:15, 9/8/2021] Francesca Pennini: Mi sono infilata in casa e non mi hanno vista
[20:15, 9/8/2021] Barbara Boninsegna:
Preparazione e viaggio.
Mi sveglio e perseguo i miei riti.
Doccia fredda, kria di purificazione addominale, acqua tiepida con limone e zenzero, the.
Mentre pedalo sulla ciclette immobile Carmine sta raggiungendo Fies in bicicletta e io, in una sofferta stanzialità, preparo le consegne per i depositi giornalieri della residenza.
Sanno che mi sono rotta un’altra costola e quindi non sono al teacher training di Yoga. Mi eccita e mi spaventa questo piano, ma è folle abbastanza da essere sensato.
Possibile nomenclatura della dinamica attorno alle pose:
Scompostologia?
Periposture
Peridanze
Peripose
Pericoreologie
Pericoreografie
PERICOreoLOGIA
Pericologia
perìcolo s. m. [dal lat. pericŭlum «esperimento, processo giudiziario, rischio»].
Come tenere l’idea di pericolo?
Ho recuperato le chiavi sotto alla tegola che mi ha indicato Carmine mandandomi una foto su whatsapp.
Tutto lo spettacolo è in bianco e nero ma da quel bianco si potrebbe scomporre l’intero spettro cromatico?
Potrebbe essere la chiave luminosa del freeze fight?
Tutte luci bianche per la prima parte e colori nel freeze fight, quando il mio occhio non è più buio)
Come apparire?
Come stare nella finzione?
Dopotutto questo è un gioco con la verità.
Un ragazzo diventato ragazza che sta lavorando sull’identità nascosta tra gender e presenza mediatica.
Voglio anche darmi un nome falso.
Potrei rimescolare e sottrarre delle lettere dal mio nome.
Non un anagramma ma anche un furto. Un nome fantasma?
Com’è un nome fantasma?
Guardo dalla finestra illuminata solo appena dal computer e immaginando di vedermi da fuori mi spavento da sola.
Ecco, adesso mi sento un fantasma.
Sono vicina
Solo con i miei corpi
Più trasparenti
Ho anche questo:
Mi vesto di aria
E pulso fortissimo
Oltre quel muro
Quando ero stata qui a Maggio mi avevano detto che c’erano i fantasmi nella centrale. È vero, dunque.
Ed è per questo che anche dormendo da sola nel castello gigante non ne avevo paura. Perché sono io il fantasma della centrale.
Come comparire?
A chi?
Possibilità:
- Dare una consegna a ciascuno di loro in momenti diversi (Matilde dovrebbe essere la prima)
- Comparire in occasione del discorso in cui racconterò come sarà la mia presenza nel progetto.
Vorrei che fosse ambiguo fino all’ultimo. Potrei registrare il discorso mandarlo da una cassa nascosta sotto ad una pianta coperta, come se fossi io a parlare da lì.
Oltre il muro / Dro 1
[20:41, 10/8/2021] Barbara Boninsegna: Anch’io
[20:41, 10/8/2021] Barbara Boninsegna: Hahaha
[20:42, 10/8/2021] Barbara Boninsegna: Ci vediamo tra poco
[20:42, 10/8/2021] Francesca Pennini: Ahahah fantastico
Mi sono riempita di ragnatele... è incredibile come ti si avvolgano addosso. Ora sono un vero fantasma.
Carmine fa stretching per i polpacci sulle scalette di ingresso (immagino che nonostante i suoi geni da gladiatore un po’ senta i 200 chilometri fatti ieri per arrivare qui in bicicletta 5 ore prima del furgone...), Matilde si fa la coda, Simone canticchia, Davide è sulla pedana che ha ospitato “In A Landscape” e prende appunti, Emma si guarda pericolosamente attorno e indica. Ad un certo punto guardano tutti nella mia direzione.
Non avrei dovuto aprire la finestra della stanza.
No, non guardano me.
Sembra avessero qualche problema coll’ingresso in centrale. Simone torna indietro. Fischietta rientrando in casa.
Ho usato il telefono come periscopio... “Peri-scopìa” è ciò che sto facendo.
Guardare attorno, restare nella periferia, appena fuori dal loro campo visivo.
Avrei dovuto portare un binocolo.
Guardarli come fanno i cacciatori.
Dopotutto proprio sull’Altro, il corpo diverso, il vegetale, lo spettatore ma soprattutto io... il fantasma, l’autrice, Francesca, quella diversa, l’extraterrestre.
Ci potremo incontrare solo nella penombra. Nello spazio di mezzo tra luce e buio.
Lo spettatore è un complice, non un consumatore. E’ più di un testimone. I performer sono le vittime? Di norma lo spettatore è testimone, vittima o detective. Il detective è il critico. Infatti il detective, come il critico, è l’unico vero professionista. E’ l’unico che è in teatro per lavoro. Sarebbe bello iniziare con questa domanda: “Alzi la mano chi è qui per lavoro”. Un possibile testo nel buio potrebbe essere proprio sul Crimine. Il problema stesso della responsabilità autoriale, del di chi è la colpa, è coerente con questo immaginario. Sono io che l’ho innescato? Sono i performer che hanno predisposto i corpi e agito?
Dichiaratamente nascosto, ma presente.
L’immobilità non è un fuori… anzi è una presenza urlante non eludibile.
Potrebbe essere sempre nello stesso punto del palco oppure andare trovato (ma facile perché unica cosa rossa) ogni volta, come in “Where is Waldo?”. (es: scarabocchio con il rossetto sul corpo di uno che dorme in scena).
Testo mandato dalla cassa nastrata addosso a un corpo (il mio, che si muove?)
Oppure può essere un’idea per le loro scene.
La notte stessa è un meccanismo drammaturgico. Si strappa un nuovo foglietto dal calendario.
Fiume
Passeggiata
Colazione sui monti con lettura e appunti
Passaggio da casa verso le 12 e vado in sala Mezzelune con computer, libri etc
Training pre-pranzo
Pranzo in mezzelune
Dalle 15:30 torno a casa, 20 minuti di pisolino
Telefonata camminando nei boschi con Matteo Antonaci di Romaeuropa sul mio segreto relativo al debutto. Lo aggiorno su tutto. Sembra entusiasta.
Bagno al fiume ghiacciato.
Rientro in appartamento e preparativi per andare a Trento
Visione di Mephistopheles di Anagoor. Stupendo.
Rientro a casa tardissimo
Nessuno mi ha vista.
Nonostante abbia parcheggiato sotto alle loro finestre nessuno ha notato la mia macchina.
Alcune volte il modo migliore per nascondere le cose è esporle.
Senza sveglia / Dro 2
[22:42, 11/8/2021] Francesca Pennini: Ebbene sì, nessuno mi ha avvistata ancora
[22:42, 11/8/2021] Barbara Boninsegna: Fantastico
Domani:
Apparizioni segrete alle prove ed eventuali apparizioni con lenzuolo.
Attivazione della randomness per qualcuno. (Mi prendo qualche rischio in più)
Venerdì 13: Performance serale di confessione.
Sabato 14: Compresenza trasparente (partecipo ad alcune attività ma tutti fanno finta che io non ci sia, non mi parlano etc etc)
Domenica 15: Festeggiamenti di Ferragosto
Abbiamo attivato la randomness dell’Abracadabra.
Passava velocissimo perché rincorrevo con i pensieri la continua pianificazione di come gestirlo.
Ma forse il tempo non va pensato, se lo pensi non lo vivi e quindi fugge.
Ma tutto sembra sbagliato.
Giornata sbagliata.
Forse necessaria.
Sarà la maledizione del terzo giorno?
Il termine fantasma, dal greco antico φάντασμα phàntasma, a sua volta da φαντάζω (phantàzo, "mostrare" dalla radice φαν-, che esprime l'idea dell' "apparire" e del "mostrare"), aveva il significato di apparizione (intesa come manifestazione soprannaturale) e solo con il tempo il suo significato si è ristretto a indicare l'apparizione di un defunto.
Trovare il buio
Incollato alla schiena
Non dire niente
[09:08, 12/8/2021] Francesca Pennini: Yes! Ma sono in incognita. Sono arrivata lo stesso giorno degli altri ma non lo sanno.
[09:13, 12/8/2021] Filippo Andreatta: Ancora non ti hanno visto??
[09:13, 12/8/2021] Francesca Pennini: No. Incredibile.
[09:13, 12/8/2021] Filippo Andreatta: Ma stai chiusa in casa?
[09:13, 12/8/2021] Francesca Pennini: No… vado in mezzelune, al fiume, telefonate nel bosco… Prendo la macchina, insomma sono abbastanza mobile. Loro fanno rumore, è più facile
[09:14, 12/8/2021] Filippo Andreatta: E non ti hanno visto?
[09:14, 12/8/2021] Francesca Pennini: No. Nessuno per ora. Ma conto di rivelarmi a qualcuno oggi e domani sera a tutti… credo.
[09:18, 12/8/2021] Francesca Pennini: Che bello! Sì, volentieri, aggiorniamoci nel primo pomeriggio
[16:37, 12/8/2021] Francesca Pennini: Dovrei riuscire a sgattaiolare fuori alle 18:20 così gli altri sono in prova, ti do conferma quando capisco a che ora staccano dal gruppo
[18:31, 12/8/2021] Francesca Pennini: Partita!!! Fuggita
[18:32, 12/8/2021] Francesca Pennini: Arrivo
[18:32, 12/8/2021] Virginia Somadossi: ahhaha siiiiii vieniiiiiiiiii matta che sei
Ho dormito di più.
Sono andata al fiume, ho fatto un bagno freddo con pranayama e ho letto Foucault sulle marocche, registrando l’audio del primo paragrafo “Che cos’è un autore?”.
È stupendo.
Ho sognato Matilde appesa nel bosco.
A breve mi paleserò a lei, ho registrato un vocale con “Abracadabra” (parola d’ordine di tutti nella randomness) e lo manderò da una cassa di una stanza del mio appartamento.
Vorrei filmare l’evento.
Vorrei scriverlo.
È l’unico modo per essere completamente connessa all’attuale.
Preparare solo la mia impreparazione.
Prepararmi per essere impreparata.
Come si fa a prepararsi ad essere impreparati?
Lo spettacolo che è stato preparato è vecchio per definizione.
È il mio più grande incubo: il pubblico è fuori e noi non siamo pronti.
Com’è possibile?
Ecco... magari chi dorme in scena sta facendo proprio questo incubo…
E poi perché voglio fare sempre le cose che mi terrorizzano?
Tutto quello che ho fatto è stato buttato via.
È cenere.
Boicottarsi.
Boicottare il giusto a favore di una voragine.
Del presente.
Del pericolo.
Io sto attorno, io sono peri-colosa.
Metto in scena la mia assenza.
Io lo spettacolo non lo vedrò MAI.
Ne vedo solo dei frames. Come Amaducci in scritture viziose.
Lo vedo allo stesso modo in cui noi percepiamo le piante o come in star treck gli alieni acceleatissimi percepivano i terrestri: immobili (perchè lentissimi). Non vedo una performance, ma delle cartoline.
Sarebbe stupendo.
E terrorizzante.
Questo prendere la stessa posizione, lo stesso punto di vista, è potentemente simbolico rispetto a tutto il ragionamento su alterità e antropocentrismo... e forse in questo caso bisognerebbe anche parlare di AUTOROcentrismo... Antropoeccentrismo, Autoreccentrismo... essere eccentrici.
Divertìti.
Divergete e divertere.
Allontanarsi dalla via maestra.
Guardare con gli occhi dello spettatore è l’unico modo di guardare.
Poi sono andata a Trento con Filippo Andreatta a vedere un concerto di Shingai Shoniwa al teatro ribaltato del Centro Santa Chiara, curato da Enrico Bettinello.
Rientrata assonnatissima ma senza possibilità di prendere sonno.
I misteri.
Abracadabra / Dro 4
[11:21, 13/8/2021] Angelo Pedroni: Aspetta.
[11:21, 13/8/2021] Angelo Pedroni: Si
[11:21, 13/8/2021] Angelo Pedroni: Rapida che c’è Teodora all’orizzonte che fa esercizi.
[11:22, 13/8/2021] Angelo Pedroni: Lascio il madda aperto e le chiavi dentro. Nasconditi lì, io intanto vado a dirgli di Emma.
[11:24, 13/8/2021] Francesca Pennini: Yeah sono rannicchiata nei sedili dietro
[11:36, 13/8/2021] Angelo Pedroni: Ok rapidissima!
[19:30, 13/8/2021] Barbara Boninsegna: Hahaha ti adoro
Stava facendo il caffè nell’appartamento accanto e tutti erano usciti. Sono sgattaiolata in casa e stando nel corridoio ho detto Abracadabra.
L’ho trovata svenuta con la moka in mano.
Le ho parlato. L’ho abbracciata.
Come per Matilde le ho chiesto di non dire niente a nessuno. Loro non sanno chi sa e chi non sa.
Mi nasconderò sotto uno dei lenzuoli come gli altri oggetti di scena.
Angelo dirà a tutti che ascolteranno un messaggi vocale che mando da casa e alla fine dirò la parola magica che attiva la randomness di tutti facendoli svenire ad occhi chiusi: Abracadabra.
(È il trigger che hanno pescato tutti per la "randomness", ma non sanno di avere tutti lo stesso!!!)
Proiezione nella distanza.
Forse l’essere voce è la cosa più vicina ad essere un fantasma.
Eppure la parola fantasma originariamente significa “apparire”, derivato di phantázein "apparire".
Quindi eccomi qui. Venerdì 13, il giorno perfetto per i fantasmi.
E questa è la mia confessione. E come ogni verità è anche un testamento, quantomeno segna la morte di un mistero, di un campo di possibilità.
Sono qui nella forma di parole della voce, senza nemmeno il segno della scrittura.
Voi mi mandate immagini senza didascalia e io vi restituisco parole senza visione.
Luce e buio. Immagine e immaginazione.
Due metà della stessa unità fondamentale tra giorno e notte. Veglia e sonno.
Sono la vostra ombra incollata alla schiena mentre vi abbagliate, sono il buio tra le scene che calpestate.
Sono rimasta letteralmente al buio in queste residenze di creazione che avete portato avanti da soli.
Voi mi mandavate delle immagini, io rispondevo con parole.
Corpi senza suono contro voce senza corpo. Nemmeno l’immagine delle parole scritte.
Ho scelto di stare nel buio.
Cosa significa stare in questa assenza, in questa tenebra, in questa voce senza corpo che non condivide spazio e tempo e carne?
Cosa significa per un autore sottrarsi, spostarsi, latitare?
Quanto si possono sfumare i bordi della firma e della sua responsabilità, autenticità, attribuzione, controllo...
E cosa si vede in scena? Una creatura orfana? O forse libera? Uno strano esperimento di laboratorio con un corpo in vitro? Un organismo più vivo?
Cosa significa manifestarsi? E ancora, come ogni volta che si sale in scena la stessa domanda: cosa significa oggi, qui, in questo mondo che stiamo creando con la scena, cosa significa guardare? Vedere ed essere visti.
Manifestarsi. Letteralmente ciò che è colto con mano, colpito, sorpreso.
E cosa significa sparire, consumarsi nell’atto stesso della performance, nel tempo effimero della scena.
Fare un manifesto.
Farsi fantasma.
Fare i conti con la morte.
Cannibalizzare il tempo della propria azione.
Manifesto cannibale.
Cos’è un cannibale? E’ la più grande eresia: chi mangia il proprio simile.
Ma perché dovrebbe essere peggio mangiare il proprio simile rispetto al diverso?
E cosa succede nel momento in cui si discute il confine stesso tra sé e Altro?
Se non ci si separa?
Allora permettetemi un certo stretching, anzi forse quasi un contorsionismo di questo concetto.
Allora tutto è cannibalismo, se l’Altro è sempre anche me e io sono grazie e parte dell’Altro qualsiasi atto - dalla respirazione al sesso, dall’alimentazione alla visione stessa...
E, ancora, chi è l’altro nel Teatro? In questo pianeta che disegnano.
L’altro è lo spettatore. L’altro per eccellenza. Lo sguardo a cui ci offriamo, lo sguardo che restituiamo gli restituiamo su di sé, lo sguardo che ci restituisce su di noi.
Queste due specie separate dal boccascena. Non per nulla è una bocca.
Davanti al corpo dell’altro, questo è il Teatro.
Tre anni fa iniziavamo a creare il Manifesto Cannibale.
Ragionavamo sul paradigma del mondo vegetale e della difficoltà empatica rispetto ad una metafisica così differente dalla nostra, sull’Antropocentrismo e su una certa modalità predatoria dello sguardo.
Il mondo è cambiato, assieme a noi.
E pensando al debutto del lavoro dopo tre anni non potevo fare a meno di avere la sensazione di stare per partorire un neonato anziano.
Qualcosa di stagionato.
Siamo consapevoli che l’oggetto scenico che si sta componendo è solo una parte, una deriva ed un espediente del Manifesto Cannibale.
Lo spettacolo è un fenomeno necessario per scatenare qualcosa.
E infondo l’azione scenica sulla Winterreise di Schubert è già un oggetto fuori dal tempo, con qualcosa di antico. Forse è nel senso stesso di questo inverno di fondo: l’immobilità.
L’immobilità di ciò che si congela e vive una durata verticale, l’immobilità apparente delle piante fatta di un ritmo Altro rispetto al nostro e una staticità sessile nello spazio, l’immobilità che permette alla visione e alla percezione interna di fare uno zoom ad una dimensione più microscopica, molecolare... dei corpi e del pensiero.
Ma anche l’immobilità stessa del progetto: congelato durante la pandemia.
Allora questo tempo di invecchiamento si fa formato esatto, processo necessario a qualcosa che parla del resistere fermi.
Non posso vederlo come un accidente nonostante il quale agire ma come condizione di interesse da indagare.
E in questa attesa il mio corpo, il corpo dell’autrice, si è sbriciolato. Fratturato come ghiaccio che cade. Alla rottura di entrambi i piedi non ho potuto evitare di pensare all’essere sessile come ennesima risonanza con il mondo di Manifesto Cannibale. Come fa una pianta a risolvere un problema? Come sopporta il non poter fuggire o cercare?
Ecco che improvvisamente questa diversità si accende ancora.
L’altra: lo spettro, il fantasma, l’essere immobile in contemplazione. Nel buio della cecità rispetto alla creazione.
L’altro: lo spettatore, lo sguardo ricettivo, l’essere seduto in contemplazione, nel buio della sala teatrale.
Quella vegetazione che permette il respiro.
Ancora una volta questa condizione, la mia personale in questo caso, non può essere presa come qualcosa a cui ovviare tappando il buco e chiudendo lo spettacolo con il massimo della professionalità.
Questa condizione è una realtà, ed è interessante e imprescindibile.
Allora che Manifesto Cannibale diventi l’occasione per manifestare questi problemi:
cosa succede quando l’autore sparisce?
Qualcosa di immobile?
Vulnerabile? Permeabile?
Come far deflagrare questo oggetto anziano nel presente assoluto del momento performativo? Renderlo permeabile e mutevole?
Eccoci allora al momento della mia confessione: continuerò a stare nel buio.
E confesserò tutto, anche agli spettatori. Una trasparente oscurità.
Io non vedrò mai lo spettacolo.
Mai.
Guarderò gli spettatori. Loro guarderanno voi. E attraverso il loro sguardo io toccherò la scena.
Sarò il fuori, il racconto, la parola.
Sarò la scena buia tra le vostre scene luminose. Voi, nella fotosintesi, io nel digiuno. Voi nell’immagine, io nell’immaginazione.
Corpo e parola. Luce e buio. Giorno e notte. Estate e inverno. Corpo nudo e vestito. Oggetti svelati e coperti. Da un lenzuolo. Siamo tutti fantasmi. Io, i cactus, il piano. Il suono e il silenzio.
E tutto sta nell’attrito irrisolvibile di queste dualità mescolate, appiccicose.
C’è una parola perfetta per questo dibattito tra creazione e parola... e ha due origini, forse piacevolmente contraddittorie: significa “io creerò come parlo” ma anche “sparisci come questa parola”.
Sarò fantasma in scena come sono fantasma qui.
Come lo sono stata in tutti questi giorni.
E con questa deriva soprannaturale faccio ciò che sa fare il teatro: una magia.
E quindi this could be the spell:
ABRACADABRA.
Qui.
Dove sono stata tutti questi giorni.
Nell’ombra dietro agli scuri a guardarvi attraversare gli orti verso la centrale, a sentirvi fischiettare salendo le scale da dietro alla porta, poco oltre gli stipiti, nascosta da cappucci e occhiali da sole.
Un piccolo complotto. Le sorprese che mi piacciono.
Il processo fatto di contenuto.
Sono stata un fantasma come sarò nello spettacolo, e ho fermato il vostro tempo proprio come farò in scena. Fermare il tempo per generare delle crepe di presente.
Potrò congelare la scena quando desidero e vederne solo l’immobilità, dei fotogrammi. Avrò a disposizione delle cartoline di manifesto cannibale su cui potrò intervenire, da boicottare. Saranno delle voragini verticali in cui sia io che gli spettatori influenzeremo la performance. Gli unici indizi che avrò. Vedrò sempre e solo delle immobilità: vedrò la prima scena, i momenti di freeze random e il freeze fight, sedendomi tra il pubblico... e piano piano, assieme a chi di voi abbandona la scena, tutti avremo le schiene egli occhi girati dalla stessa parte. Piano piano in questo gesto finale si valica proprio quel confine di alterità.
Usare il telefono cellulare come periscopio per vedere oltre i muri.
Peri-scopia. Vedere attorno, vicino. Forse più che un’assenza è proprio una periferia. Uno stare nel pericolo. Pericolare.
Continuerò ad esercitare questo corpo fantasma.
Ci sfioreremo.
Per ora resto un’allucinazione.
E godiamo della giustezza che ospita nella parola allucinazione ci sia sia la luce, l’essere abbagliati, che l’alluce... il vostro interruttore per tornare alla veglia.
Mentre siete abbandonati, nello spazio che sapete fare con questi collassi, seppellite questa consegna: questa notte sognamoci.
Creiamo una dimensione onirica altrettanto vera, una alternativa, in cui facciamo qualcosa assieme.
Prendiamo in prestito le vite degli altri per un po’.
Quando vi premerò gli alluci prendetevi un tempo per seppellire bene questa consegna, cosicché possa germogliare in autonomia nel luogo del sonno.
Aspettate almeno 5 minuti prima di riaprire gli occhi.
Rimanete in ascolto degli spiriti.
Davide è svenuto con la testa giù dal palco, sullo spigolo.
Sono uscita dalla sala di Turbina 1 prima che riaprissero gli occhi e mi sono andata a nascondere. Ho detto loro di cercarmi…
Alzo gli occhi: stella cadente. Una. L’unica che ho visto.
Proprio in questo momento. Aspetto quello che mi sembra tantissimo tempo.
Non ho il telefono. Ad un certo punto compare una torcia. È Davide. Ci abbracciamo, commossi. Lui è incredulo.
Brindiamo. Ridiamo. Ci raccontiamo i retroscena.
Sentirsi vivi dopo essere stati fantasma…
Forse è successo stasera e non succedeva da due anni.
[08:54, 14/8/2021] Barbara Boninsegna: Daiii
[08:54, 14/8/2021] Barbara Boninsegna: Ma ci sono documentazioni ?
[08:54, 14/8/2021] Francesca Pennini: Ho filmato con il computer ma non ho ancora visto se si vede qualcosa
Un buco temporale senza tracce che include uno stupendo ferragosto in festa con tutta la centrale, la mia randomness finita come ninfa dei boschi battezzata nella fontana, panorami olfattivi, giochi di telepatia, esperimenti scientifici d’infanzia, operazioni chirurgiche improvvisate, spaghettate notturne, funambolismo.
Non è stato facile.