IX. 14 ottobre
Francesca Pennini:
Traduzioni Interspecifiche generano poesia soggettivissima
Dalla dettatura automatica durante il gioco mind:
Poi te ne puoi andare anche a ok siamo tutti siamo tutti trattato trattato Alberti andato a lettoBuona notte buona notte
Carmine Parise:
La famiglia è tutto
Oggi ero sempre molto giù, ma in scena mi sono sentito bene, ero dentro, mi sono divertito, me la sono goduta. Tutti sono stati bravissimi, alla fine c’era una gran carica e allegria.
Abbiamo passato una splendida serata con tanto di rave party improvvisati a 5 gradi con le torce. Bellissimo.
Andare in scena è di gran lunga la cosa che mi piace più fare.
Grazie (thank you) e buonanotte (and good night).
Emma Saba:
Il tuo strumento non è il corpo, ma il movimento. Susanna Recchia
Forse dovrei prepararmi meglio. Forse mi sono abituata un po’ e non riesco a produrre ogni volta l’adrenalina che vorrei. Forse va bene così. Quando ho finito mi è venuta tantissima tristezza, come quasi sempre dopo che vado in scena. Sono contenta solo quando succede qualcosa di magico, ma la magia non è materia facile da maneggiare e io che rompo tutte le cose ho paura di fare danni anche con quella roba là. Dovrei avere meno paura?
Pagellino personale / nelle scene in cui non ci sono il voto va al mio esserci dietro le quinte /
Gute Nacht: 10
Attrazione pericolosa: 9
Serra: 8
Alieni: 6
Piedi: 8,5
Stella: 8-
Homo erectus: 10
Symosaur: 8
Vomitorium: 7/8
Manifesto Cannibale: 7- (prima parte) 7- (freeze fight)
Applausi: 10
Davide Finotti:
Sono seduto nel piccolo scranno che attendo di iniziare il test, sono al teatro Manzoni, sono le ore 9:51. Mi sono seduto nella seconda fila, la prima che ho incontrato entrando. Appena mi sono seduto, mentre mi tolgo il giubbotto la mia attenzione viene catalizzata da una frase scritta a caratteri grandi e neri sulla parete di fronte a me:
Per me c’è un vuoto nel cosmo
un vuoto nel cosmo
e da là tu canti.
Pier Paolo Pasolini.
Penso: di nuovo il vuoto, di nuovo il canto.
Questa mattina mi sono svegliato pieno di sconforto. Siamo tutti ultraspecializzati ma non lavoriamo, ho 37 anni e sto iniziando l’ennesimo corso, l’ennesimo test, l’ennesima violenza verso me stesso, i miei limiti, i miei finiti e precari confini, l’ennesima prova di valore… Per cosa?
Ore 10:00 metto via il cellulare. Inizia la mattanza.