III. / RESTLESS LEGS / LA CAMMINATA
Francesca Pennini:
Non parlare ma sorridere a chi si incontra.Scendere dai camerini tramite il proprio percorso in Rotonda Foschini camminando completamente scalzi.
Godersi l’incontro dei piedi con il teatro, il suolo. Godersi il viaggio.
Ogni passo è una stretta di mano.
(Cercare di arrivare in Rotonda Foschini per le 9:45 circa indicativamente, per essere tutti abbastanza assieme).
In Rotonda Foschini cammineremo assieme, allo stesso ritmo, inspirando quando facciamo il passo destro ed espirando nel sinistro.
Poi torneremo su, sempre senza parlare.
Il respiro è sempre consapevole ma lo coordiniamo con il ritmo dei passi solo in rotonda quando siamo assieme, non nell’andata e ritorno dove è naturale e viene osservato.
Torniamo nei camerini e ci laviamo i piedi a vicenda, come Marie Maddalene.
Ciascuno li lava a qualcuno.
Fine.
Sorridiamo.
Non esiste chi cammina, esiste solo la camminata.
Non esiste chi respira, esiste solo il respiro.
Teodora Grano:
Dopo le prove ho camminato senza meta. In piazza Ariostea mi sono seduta. Due bambini giocano con un pallone a forma di cocomero. Uno dei due ha in testa un casco. Sta disteso nell’erba. L’altro gli tira la palla addosso. Lui non reagisce. Resta lì a terra. Immobile.
Poi hanno preso le bici. Li ho visti allontanarsi, l’ultimo aveva i capelli al vento. Ho desiderato avere 9 anni. Ed essere uno di loro.
Poi mi è passata davanti una famiglia. Lei con le zeppe di sughero, lui con la polo e i calzoncini, il figlio avrà avuto 5 anni. Anche lui aveva una polo. Piccola.
I bambini figli unici che passeggiano in mezzo ai genitori vestiti bene sembrano sempre degli intrusi. Messi lì nel posto sbagliato, fanno finta di non essere di troppo, ma si vede benissimo che non è così.
Immagini randomizzate esuli ma generate in automatico dalle immagini viste davvero:
- codice morse di un tacco a spillo che batte sui denti.
- Uomini nudi coi tacchi con un fazzoletto bianco sul viso.
- Un uomo attaccato coi denti a una scarpa e trascinato da uno che cammina.
Ho dimenticato le frasi celebri sentite oggi. Ogni cosa non scritta se ne va irrimediabilmente. È come una lotta impari e senza senso.
Stamattina sono uscita presto. Ho fatto il giro lungo. Ho fotografato le gambe di un barbone seduto a terra sotto una colonna.
Ho fatto anche un altra foto. Con uno spray sul cantiere del duomo qualcuno ha fatto un disegno strano di una bocca. L’ho fotografato (Vedi allegato 1). L’operaio del cantiere aveva la pelle lisa dal sole e mi ha guardata per un tempo più lungo di quello che avrebbe dovuto. Io non ho risposto.
Tik na tan (trascrizione fonetica) era uno dei riferimenti spirituali del mio amico Stefano Bianco. Stefano Bianco meriterebbe una biografia a parte.
Una volta scendendo le scale di casa abbiamo avuto questo dialogo:
– Ste non è possibile che tu non odi nulla.
– No, io non odio nulla. Davvero.
– Ci sarà una cosa, una cosa che ti fa schifo, che ne so un animale.
– Eh, forse … (ridacchia.ci pensa) … forse un animale si ma preferisco non mettere queste energie negative nel mondo. Sei brava a provocare le persone comunque.
– Grazie.
Una volta l’ ho incontrato di notte a San Lorenzo, in pigiama, spettinato, sembrava San Francesco o un vecchio con l’Alzheimer.
Mi fa:
– Sono uscito a fare due passi, ho visto i gabbiani. Hai visto che belli?
Non ho risposto nulla
Nella mia vita c’è stato un uomo che ho lavato molte volte. Aprivo l’acqua e lo lavavo, come se fosse un cadavere. Mi guardava con uno sguardo che non ho mai visto addosso a nessuno. Io restavo vestita. E impassibile . È stato l’unico con cui l’ho fatto. C’era qualcosa di scabroso in quella cosa. Non so come facciano i cattolici.
A casa dei miei nel corridoio c’è sempre stata appesa una stampa di un affresco di un oratorio in cui c’è un santo che lava i piedi a dei malati.
Cose che sono state coperte da un lenzuolo bianco :
I genitali di Gesù sui crocifissi, anche la faccia (come dimostra la Sindone).
Gli alberi delicati durante l’inverno.
Et l’extraterrestre sulla bici.
I mobili nella casa dei miei nonni a Bologna.
Mia nonna nella mia stanza della nostra casa in via Bellosguardo numero 19, 24 anni fa, mio nonno nella mia stanza della nostra casa in via Bellosguardo numero 25, 30 anni fa.
Il mio vomito nel lettone dei miei genitori.
I pappagalli nelle gabbie.
Più in là dei ragazzini giocano a hockey sui pattini in linea.
Ultimo riferimento: Salò o le 120 giornate. Quella cosa subito Pasolini.
Ah mi sono ricordata.
FRASI CELEBRI:
“Eh oh ho trentasei anni ho finito le idee”
“Questa cosa l’ho fatta nel 73 me potrò autoplaggià?”
Allegato 1 una bocca spalancata sul cantiere della cattedrale
Allegato 2 L’interruttore del silenzio e strane creature pluripodaliche
Carmine Parise:
Come diventare esseri umani?
Spogliati nudo e sgombra lo spazio.
Angelo Pedroni:
FONDO AP – 27/08/2020
Nel mondo naturale esistono pochi esempi di esseri funzionalmente bipedi. Normalmente si fa fede che gli uccelli, loro, sono gli esponenti maggiori. Ma, grazie, loro c’hanno le ali, che gli frega. Poi vabbè, i pinguini non fanno testo. Al massimo gli struzzi. In generale quello che distingue gli esseri umani dal resto del creato non è tanto l’essere “animali sociali” (seee, vabbè, lì gli esempi si sprecano anche uscendo dai cugini primati) o “animali intelligenti” (che pure di esempi si sprecano e, considerando come trattiamo casa nostra, forse siamo in fondo alla lista), quanto “animali che camminano”. Quello a quanto pare lo facciamo benissimo. E se anche la strategia di mettersi su due zampe fosse super controintuitivo è risultata essere una carta vincente esagerata. E allora camminando è possibile ritrovarsi, connettersi con quel quasi 2 milioni di anni di storia che ci separano dal primo erectus. Il pensiero si allinea, il qui e ora. E qualcosa di sacro fa capolino con un’immediatezza disarmante. Oggi abbiamo camminato, non tanto, ma magari quel che bastava per connettersi al farsi servi uno dell’altro, in camerini appena bui, acqua che scorre sui piedi, le Maddalene a turno, con una certa aura da massaggiatrici thailandesi. E, ancora, corpi nudi in scena, ominidi dei giorni nostri, luci divine, contemporanei HAL 9000. E Schubert dov’è? Lui semplicemente faceva della roba bella. Di quella indiscutibile. Promette tutto benissimo.
Simone Arganini:
Nanna.
Un sacco di sonno. Nel senso che ho dormito tanto. Ma non vuol dire. Mi addormento. Comunque mi sa che al test di narcolessia prenderei un bel voto. 30 e russo.
Devo cogliere l’occasione di Manifesto cannibale per fare uno studio sul dormiveglia. Quand’è che la coscienza si assenta.
E dovrei anche provare i cerottini per tirare le narici in modo da non russare.
Momento di massima prestazione: la camminata sul marciapiede con la macchina della polizia da cui mi guardano strano per cui accelero il passo e il respiro. Momento di minima prestazione: fare una scena di uno spettacolo, nudo, e non rendermene conto. Quando tutto diventa così naturale…
Francesca Pennini:
Non vedono perché non sono fermi.
I FONDI / Giorno 3
La camminata
La notte semi-insonne e insolite dosi alcoliche hanno reso il mio equilibrio particolarmente precario.
Ci sono camminate fatte di precipitazione e camminate di deposito.
Respirare nei passi oggi era come vendemmiare il mondo, mungerne il suolo. Spugnoso.
Farsi lavare i piedi e anche lavare i piedi ha qualcosa di tenero e scabroso al contempo. Di infantile, sacro, nobiliare, erotico.
Anche io ho dimenticato molto di oggi.
Avevo scritto a mano sul quaderno ma l’ho lasciato a teatro.